Per Keplero le stelle fisse sono costitutivamente diverse dal Sole, sono tutte equidistanti da esso, e delimitano un universo finito, ordinato e costruito apposta per l'uomo. La Terra è "sede della creatura contemplatrice in grazia della quale fu creato l'universo" .
Per Galilei rimane indecidibile se il mondo sia finito o infinito, sebbene nella sua visione esso rimanga comunque espressione di un precisissimo ordine divino.
Tycho Brahe crede, anche lui, che l'universo sia finito e racchiuso dalla sfera delle stelle fisse.
Ognuno di loro avrebbe considerato illegittima la domanda: "è possibile che vi sia un altro pianeta come la Terra, e altre forme di vita simili a noi?".
Non avrebbero fatto lo stesso (né lo hanno fatto) gente come Bruno, Cartesio, Wilkins o Huygens. La disputa sulla pluralità e sulla abitabilità dei mondi è infatti intrecciata alla discussione sull'infinità dell'universo. Dice Cartesio: "Non bisogna cercare di comprendere l'infinito, ma solo pensare che tutto ciò in cui non troviamo nessun limite è indefinito". Bruno: "L'eccellenza di Dio non si glorifica in uno, ma in Soli innumerevoli; non in una terra, in un mondo, ma in duecento mila, dico in infiniti".
Ma allora che fine farebbe la centralità dell'uomo? Dice ancora Cartesio: "Non è in alcun modo verosimile che tutte le cose siano state fatte per noi in modo tale che Dio non abbia avuto altro scopo creandole".
Chi si impegnò di più nella ricerca sugli abitanti di altri mondi fu, però, il grande Christiaan Huygens. Accusò Keplero di aver appositamente plasmato la forma dell'universo a conferma del suo "mistero cosmografico", per il quale le distanze dei pianeti dal Sole dovevano corrispondere ai diametri delle sfere inscritte e circoscritte ai poliedri di Platone. Per questo, bisognava "che ci fosse nell'universo un solo e unico coro di pianeti attorno a un Sole considerato unico rappresentato nella sua specie".
Huygens continuava così: "Non si deve esitare ad ammettere, con i principali filosofi del nostro tempo, che il Sole e le stelle hanno una stessa natura. Chi ci impedisce di pensare che ciascuna di queste stelle o Soli abbia dei pianeti attorno a sé, a loro volta provvisti di lune? [...] Se ci collochiamo col pensiero nelle regioni celesti, in una posizione non meno lontana dal Sole che dalle stelle fisse, non noteremmo fra quello e queste differenza alcuna".
E così procedeva a giustificare la possibilità di altri mondi, ipotizzando che, come assistendo all'anatomia di un cane non esiteremmo ad affermare l'esistenza di organi simili in un bue o in un porco, allo stesso modo, conoscendo la Terra, è possibile fare congetture su altri pianeti.
"Non è detto che gli abitanti degli altri pianeti siano simili a noi, ma essi sono certo strutturalmente analoghi a noi: saranno dotati anch'essi di una ragione e di valori simili ai nostri, avranno occhi, mani, scrittura, società, geometria, musica".
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